Una svolta importante nella lotta al cambiamento climatico arriva da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature: https://www.nature.com/articles/s41586-024-07449-2
I ricercatori dell'Università di Torino, in collaborazione con colleghi di Cambridge, Hong Kong e Cornell, hanno messo a punto nuovi materiali promettenti per la cattura diretta dell'anidride carbonica (CO2) dall'atmosfera.
La tecnologia DAC (Direct Air Capture)
La DAC rappresenta un approccio innovativo che, anziché concentrarsi solo sulla riduzione delle emissioni alla fonte, punta ad estrarre direttamente la CO2 già presente nell'aria. Il metodo si basa su sistemi che aspirano l'aria, la filtrano attraverso appositi materiali che catturano la CO2 e la rilasciano depurata. La CO2 catturata viene poi stoccata in modo sicuro o riutilizzata in processi industriali.
I "sorbenti-caricati": il cuore del processo
Lo studio si concentra su una nuova classe di materiali chiamati "sorbenti-caricati". Questi materiali, ottenuti tramite un processo simile alla carica di una batteria, presentano ioni sulla loro superficie in grado di catturare rapidamente la CO2 dall'aria. Un punto di forza di questa tecnologia è il rilascio della CO2: avviene a basse temperature (90-100°C) e sfrutta la conduttività del carbone stesso per la rigenerazione, utilizzando energia da fonti rinnovabili.
Vantaggi e sfide
L'ottimizzazione dei materiali è fondamentale per il successo della DAC. I "sorbenti-caricati" si distinguono per la loro elevata efficienza nella cattura e rilascio di CO2, la sostenibilità energetica e l'economicità. Lo studio ha permesso di comprendere a fondo i meccanismi di cattura della CO2 da parte di questi nuovi materiali, aprendo la strada allo sviluppo di sorbenti ancora più performanti.
Un futuro più verde
La ricerca rappresenta un passo avanti fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico. I "sorbenti-caricati" potrebbero diventare una tecnologia chiave per ridurre la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, non solo limitando le emissioni, ma rimuovendo attivamente il gas serra già presente.
Oltre alla pubblicazione su Nature, lo studio è stato reso possibile grazie al supporto del progetto CH4.0 del Dipartimento di Chimica (MUR - Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027) e del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).
Questa nuova frontiera nella lotta al cambiamento climatico offre speranza per un futuro in cui le emissioni di CO2 non saranno solo ridotte, ma effettivamente eliminate dall'atmosfera.
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