Emergenza sanitaria nella Bergamasca: Solo 31 guardie mediche per 220 necessarie, una storia di carenza assistenziale e turni massacranti.

La provincia di Bergamo sta affrontando una grave discontinuità assistenziale nel servizio di guardia medica, che sostituisce i medici di famiglia durante le ore notturne e nei giorni festivi. Nonostante la necessità di avere circa 220 guardie mediche per coprire la popolazione, attualmente ne sono in servizio solo 31. Questa carenza è stata causata dalla riallocazione di molti medici durante la pandemia di COVID-19, e dopo la fine dell'emergenza sanitaria, il numero di guardie mediche non è stato ripristinato adeguatamente.

A complicare ulteriormente la situazione, molti medici hanno rifiutato di rinnovare i loro contratti, che sono scaduti alla fine del mese. Di conseguenza, l'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) ha ridotto temporaneamente il numero di postazioni di guardia medica da 27 a soli 7. I pochi medici rimasti si trovano oberati di telefonate e visite, con la necessità di coprire anche sedi diverse da quelle loro assegnate originariamente. Questo aumento del carico di lavoro aumenta anche il rischio di errori medici, oltre a creare disagi per i pazienti che richiedono assistenza immediata.

La situazione nella provincia di Bergamo riflette un problema più ampio di carenza di medici di famiglia a livello nazionale. I contratti delle guardie mediche prevedono un compenso di 23 euro lordi all'ora, che potrebbe risultare accettabile in alcune regioni del Sud ma meno attraente in altre parti del paese. Molti medici preferiscono lavorare negli ospedali anziché accettare un compenso relativamente basso per i turni notturni e festivi.

Inoltre, nella bergamasca, l'ATS si è dimostrata poco flessibile concedendo solo contratti da 24 ore settimanali, rifiutando quelli da 12 e 36 ore e quelli "di disponibilità", che consentirebbero ai medici di essere chiamati in caso di necessità. Questa rigidità ha spinto molti medici a cercare lavoro in province limitrofe dove i contratti da 12 ore erano consentiti.

Solo di recente, in seguito alle critiche e alla crescente pressione, l'ATS di Bergamo ha concesso la possibilità di contratti da 12 ore settimanali e sta lavorando su un nuovo accordo contrattuale che prevede un compenso maggiorato per i medici che devono coprire sedi diverse da quelle assegnate. Tuttavia, rimane ancora da capire perché i contratti da 12 ore siano stati concessi solo dopo il sorgere del problema e non in precedenza.

Le autorità regionali negano che ci sia stata una strategia deliberata per ridurre il servizio di guardia medica e attribuiscono la situazione a errori di programmazione e carenza di personale a livello nazionale. Riconoscono che la carenza di guardie mediche è un problema diffuso e non limitato solo a Bergamo. Alcune iniziative sono state intraprese, ad esempio a Milano, per riorganizzare il servizio di guardia medica, per riorganizzare il servizio di guardia medica, in collaborazione con l'Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu). Tuttavia, esiste la possibilità che anche a Milano si verifichi una riduzione delle postazioni e del personale in servizio.

La situazione critica della discontinuità assistenziale nella provincia di Bergamo mette in evidenza le sfide più ampie che il sistema sanitario italiano affronta nella fornitura di assistenza medica di base. È necessario affrontare la carenza di medici di famiglia e migliorare le condizioni lavorative e i compensi per rendere attraente la professione medica generale, soprattutto per i turni notturni e festivi.

Inoltre, è fondamentale garantire una pianificazione adeguata e una gestione efficace delle risorse sanitarie, in modo che le guardie mediche possano essere allocate in modo equo e adeguato alle esigenze della popolazione.

La situazione nella provincia di Bergamo rappresenta una testimonianza tangibile dei gravi effetti che una carenza di personale medico può avere sulla qualità dell'assistenza sanitaria e sull'esperienza dei pazienti. È necessario affrontare urgentemente queste problematiche al fine di garantire un servizio di continuità assistenziale adeguato e di qualità per tutti i cittadini.

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