Continua a crescere l'allarme per la guardia medica e la carenza di medici di base nella Bergamasca.

La Bergamasca sta affrontando una grave crisi nella guardia medica e nella disponibilità di medici di base. Secondo gli accordi nazionali, sarebbe previsto un medico di continuità assistenziale ogni 5.000 persone, ma il numero attuale è drasticamente inferiore. Nonostante ci dovrebbero essere circa 200 medici di base nella zona, il numero è diminuito progressivamente fino a raggiungere le sole circa 65 unità, causando uno squilibrio evidente e una serie di criticità sopratutto nelle ultime settimane. In Lombardia, la crisi della medicina generale ha iniziato a manifestarsi dopo il 2007, partendo dai medici di base e ora colpendo anche la guardia medica.

Moltissimi cittadini della Bergamasca stanno affrontando notevoli difficoltà nell'accedere ai medici di base, soprattutto nella zona di Bergamo Ovest, con particolare criticità nelle aree dell'Isola e Treviglio. Questa situazione ha portato ad un aumento della richiesta di continuità assistenziale. Tuttavia, in assenza della guardia medica, i pazienti si rivolgono al pronto soccorso, sovraccaricando ulteriormente un servizio già in condizioni emergenziali. Di conseguenza, il pronto soccorso è costretto ad adottare misure di emergenza per gestire l'afflusso ordinario di pazienti.

Storicamente, i contratti dei medici di continuità assistenziale prevedevano diverse quantità di ore settimanali, ad esempio 12 o 24, per consentire una flessibilità lavorativa. È raro che un medico si dedichi esclusivamente alla guardia medica, quindi è essenziale avere contratti che si adattino alle loro esigenze. Tuttavia, nei mesi scorsi, l'Agenzia di Tutela della Salute (Ats) ha deciso di imporre un contratto fisso di 36 ore settimanali, eliminando di fatto la possibilità per molti medici di coprire i turni di guardia medica. A febbraio, il numero dei medici è sceso da 211 a circa 90, e successivamente altri 30 medici hanno scelto di non rinnovare il contratto, riducendo l'organico della continuità assistenziale a circa 30 persone. 

La crisi attuale ha radici profonde e si è sviluppata nel corso degli anni. Purtroppo, negli anni '80, è stato introdotto un sistema a numero chiuso per l'ammissione alla facoltà di Medicina, senza considerare l'andamento dei pensionamenti nel settore medico. Questo errore ha contribuito a rendere la professione sempre meno appetibile, con un aumento del carico di lavoro, un minor beneficio economico e una crescente burocratizzazione. Secondo alcune proiezioni, tra il 2022 e il 2028 la Lombardia perderà altri 2.924 medici di base, accentuando ulteriormente la crisi attuale.

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